“Gli esami strumentali effettuati a Matteo Politano, al rientro dall’impegno con la Nazionale, hanno evidenziato una elongazione del muscolo soleo della gamba destra. L’attaccante azzurro ha svolto terapie”. Con questa nota, la SSC Napoli ha reso noto il problema avuto da Matteo Politano nell’incontro contro la Macedonia di sabato scorso.

Il soleo è un muscolo del polpaccio, situato più in profondità rispetto ai gemelli. Ha origine dalla faccia posteriore del perone e il suo tendine si inserisce, insieme a quelli di altri muscoli, nel tendine d’Achille. Pur avendo un ruolo anche nella flessione del ginocchio, il soleo è coinvolto principalmente nei movimenti che prevedono la flessione della caviglia. Sviluppa la sua massima potenza quando quest’articolazione è flessa e il ginocchio disteso ed è proprio in questi frangenti che il pericolo di infortunarsi è più elevato. “Il soleo è un muscolo composto principalmente da fibre rosse (circa l’80%), lente nell’azione di contrazione ma caratterizzate da una maggiore resistenza, mentre le fibre bianche sono più veloci nella contrazione ma meno resistenti” spiega il dottor Antonino Lipari, responsabile della Medicina dello Sport alla Zucchi Wellness Clinic – Istituti Clinici Zucchi di Monza.

Con il termine di distrazione si intende proprio una lesione che provoca la rottura di alcune fibre muscolari, che avviene a seguito di un’eccessiva sollecitazione, come una brusca contrazione per fare uno scatto improvviso o un cambio di direzione. In genere, le distrazioni del soleo si verificano in caso di scarso allenamento o quando il muscolo non ha recuperato adeguatamente dagli sforzi precedenti. Gli sport che espongono di più al rischio di questo infortunio sono le discipline veloci dell’atletica, quelli che prevedono salti, il sollevamento pesi e il baseball.

È in base alla quantità di fibre lesionate che è catalogata la distrazione muscolare. Se a essere danneggiate sono poche fibre è di primo grado. In questi casi si avverte un leggero fastidio, che si accentua quando il muscolo si contrae e si allunga; inoltre, si verifica una perdita di forza e una limitazione nei movimenti. Questi effetti aumentano d’intensità nella distrazione di secondo grado, in cui il numero di fibre coinvolto è maggiore e il dolore acuto, simile a una fitta. Fortunatamente, sono invece abbastanza rare le distrazioni di terzo grado, che coinvolgono moltissime fibre e possono anche causare una netta lacerazione del ventre muscolare, con la presenza di un “avvallamento” nel muscolo che si può notare anche a occhio nudo, oltre che percepire alla palpazione. Chi ne è vittima avverte un dolore molto intenso e non è assolutamente in grado di eseguire alcuno dei movimenti in cui è coinvolto il muscolo lesionato. In tali circostanze, può anche essere necessario l’intervento chirurgico. “Per valutare al meglio il grado della distrazione bisogna eseguire un’ecografia muscolo-tendinea o una risonanza magnetica” afferma il dottor Lipari.

I tempi di recupero da una distrazione al soleo variano da un caso all’altro. In generale, per tornare a svolgere attività fisica dopo una distrazione di primo grado sono necessarie 1-2 settimane, mentre per una di secondo grado bisogna aspettare da 15 a 30 giorni. Se di terzo grado, soprattutto se si interviene chirurgicamente, l’attesa può essere molto più lunga. Per trattare la lesione di solito si segue il protocollo R.I.C.E., che prevede l’uso del ghiaccio al momento dell’infortunio e nelle fasi immediatamente successive, il riposo della gamba coinvolta, il bendaggio elastico del muscolo e la sua elevazione; infatti, tenendolo al di sopra del cuore si favorisce il ritorno venoso del sangue, utile a ridurre il gonfiore (edema) che accompagna l’evoluzione della lesione. Tutte le cure e i trattamenti previsti hanno proprio l’obiettivo di ridurre l’edema. “Per farlo è utile la fisioterapia e alcune terapie fisiche. Le più utilizzate sono la tecarterapia, che contribuisce anche al riallineamento delle fibre, la tens, un’elettroterapia che attenua il dolore, e la laserterapia, efficace non solo sul dolore ma anche sull’infiammazione” prosegue il dottor Lipari. Altre opzioni sono gli ultrasuoni, la magnetoterapia e la ionoforesi. Infine, non bisogna dimenticare che tutte queste metodiche vanno comunque sempre implementate da una terapia medica mirata, a base di farmaci miorilassanti e antinfiammatori.